12.2.14

BACI E ABBRACCI



Gentile signora Italia,
alfin giunse il momento del congedo dalle sue soleggiate e generose terre.

Certo, ne è passato di tempo da quando giovinetto muovevo timidi passi sui suoi verdi campi ma una delle cose che mi ha insegnato Genova, la città sita all'altezza dei suoi seni che mi ha formato duramente per oltre vent'anni, è la filosofia della non appartenenza, della partenza, del ritorno e della nuova ripartenza. 
Lo confesso, la mia fuga è premeditata. Da tempo organizzavo con la mia complice il concreto spostamento verso altri lidi ma la colpa non è sua, amata madrepatria, c'è qualcosa dentro che spinge l'umano verso un altrove. Un insieme di visioni, percezioni, mete, desideri, bisogni, circostanze e tutto il resto. 
Certo, bisogna dire che se gli ultimi trent'anni non l'avessero così offesa e martoriata forse sarei con lei rimasto fino alla fine dei giorni terreni, ma pare vi sia un ostinazione popolare che fa dell'offesa e del danno l'amaro pane quotidiano a cui la mia modesta persona rifiuta di assuefarsi.
No, non intendo ora tediarla con elenchi di cause, lacrime e argomenti tristanzuoli che già ben conosce, tuttavia le confesso dal profondo del cuore d'essere sinceramente rattristato di vederla così vessata e sola. 
Da parte mia ho cercato con i pochi mezzi a disposizione di contibuire (probabilmente in modo errato e spesso maldestro...) alla sua rinascita culturale ma ho fallito miseramente e me ne assumo le colpe. Avrei potuto fare di più e di meglio certamente ma questo è quanto è in un qual senso... non è poco.
Desidero ringraziare inoltre, mi permetta, tutte le anime affini e di valore con cui ho incrociato la via. Non sono tante, si contano sulle dita di tre mani, ma immenso è stato l'onore, il piacere, il privilegio d'aver con loro condiviso il vario e l'eventuale.
Sia ben chiaro, non ho alcuna rabbiosa intenzione di scomparir per sempre. Ancora mi permetterò il malinconico lusso di farle visita in speciali occasioni per alcuni giorni l'anno. Per onorare l'amicizia e la condivisione con gli amici più cari e continuare a coltivar ciò che di buono ho seminato negli anni,
i cui faticosi frutti paiono dolci e robusti.

La stringo caramente in un commosso abbraccio e la ringrazio.

Laca

P.S. Non sia gelosa signora mia, il paese dove vado a stare, dove ho scelto di vivere nei prossimi anni è citato addirittura nel nostro inno nazionale...!