23.5.11

YETI (recensione minimale)


Non è che avendo smesso di fumare sono più intollerante di prima, anzi.
Ma...

mi è capitato di leggere un fumetto (si, basta riempirsi la bocca con la frocissima parola GRAPHIC NOVEL..!!!) che oltre ad aver vinto premi, pare molto apprezzato tra gli addetti ai lavori.

Cercherò di non essere volgare...

Titolo: YETI di Alessandro Tota.

Tempo di lettura 20 minuti scarsi.
No, non mi sono soffermato a guardare i disegni, non mi sembrava il caso.

La storia (d'amore sussurrato) è in linea con la tradizionale produzione Coconino.
Tutta sospiri, amore negato, tempi sospesi, interiorizzazioni, femminilità, zero azione, zero svacco, zero divertimento.

Ovviamente verso la fine del libro, si mette pure a piovere (in alternativa editoriale sarebbero cadute delle foglie secche...).

Insomma va di moda 'sta roba tra gli intellettuali del comicdom itaGLIano.
Autori itaGLIani che scimmiottano i cugini francesi...

Si, lo Yeti è graficamente carino, di derivazione minimal manga, che sembra un big-babol gigante.
Ma non mi basta.
Ho finito il libro col nervoso.



Scusami Alessandro, la tua opera, che hai composto in quel di Parigi, probabilmente ispirato come non mai, non mi è proprio piaciuta.
Questa ItaGLIa non la capisco mica più.
Ma è colpa mia (mi ripeto) che sono un povero stronzo ignorante senza sentimenti.

Non me ne volere.

2 commenti:

  1. Standing ovation!!!!!
    Finalmente qualcuno che ha il coraggio di chiamare le cose col proprio nome!
    ...cioè, volevo dire, ok, i gusti son gusti, per carità... ma ste robe fan proprio tristezza.
    Massì, saremo noi ad avere poco cuore, poco sentimento, poca voglia di sfrucugliare la cotonella dentro l'ombelico (l'ombelique), magari?
    Sarà così anzichenò.
    O.F.

    p.s. ... mi spiace solo l'uso della parola "frocia" associato a "graphic novel": io, che frocio lo sono davvero, quella parola laschifo abbastanzissima, t'assicuro :)

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  2. Vabbè, ma sono certo che capirai che la parola frocia era contestualizzata in quella frase. Sono un mangiapreti, non un ammazzagay.
    C'è posto per tutti caro mio.
    Altrimenti non ha senso.

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