11.3.10

L'ARTE, QUESTA SCONOSCIUTA




JAN DIX è l’eccellente personaggio creato da Carlo Ambrosini per Sergio Bonelli Editore.

Per nostra fortuna, non il solito fumetto di semplice intrattenimento e svago come buona parte delle produzioni bonelliane, ma un’opera densa di filosofia, psicoanalisi, e universali riflessioni sull’esistenza, ingredienti del vivere cosciente e quotidiano.
Che è poi l’impronta maschile di Ambrosini, il suo marchio di qualità, il suo sapiente sigillo intellettuale.
Ciò che noi ci aspettiamo ad ogni (attesa) uscita dell’albo.

Una (mini)serie che viaggia sulle 37000 copie di venduto, che parla dell'Arte e dei suoi quesiti, che disseta la mente invitando al pensiero creativo e vigoroso, che incuriosisce e stimola la coscienza sopita del lettore occasionale.
Per mere questioni di numeri (che non sono comunque da chiusura di testata) questa indispensabile avventura interiore chiude con il numero 14 come annunciato a chiare lettere dalla sua stessa genesi: MINIserie.

Per la seconda volta, dopo Napoleone, ci ritroveremo orfani della personale scrittura dell’Ambrosini, della sua prosa onirica e musicale, nonostante lo abbiano dirottato sul solito Dylan Dog che, di idee e buone pagine, langue da un bel pezzo.
Eh si, Dylan Dog, un personaggio che assomiglia sempre più a un prodotto Disney perché lo leggono anche i bambini, senza più squartamenti in primo piano e categorie ben precise di mostri che ne cristallizzano il carattere su opinabili canoni obbligatori (e pare irremovibili), con conseguente castrazione creativa dei molti che lo scrivono. Ma questo non ci interessa.

A mio modesto e soggettivo parere, nessuna delle altre miniserie della Casa Editrice (leggasi Caravan, Greystorm [!!!] ed affini) si avvicina allo spessore di Dix, tantomeno si permette di offrire spunti di riflessione e trasversali angolazioni.
Ma ciò non conta, dell’Arte pare se ne possa fare a meno.

Come pare che il genere popolare debba per forza evitare l’inedito e limitare l’esercizio della pubblica coscienza.
Forse vero (ma discutibile) per quella fascia di lettori che non pretendono ma esigono un ruolo dei personaggi sempre uguale a se stesso, assolutamente falso per chi, come me ed altre 36999 anime, cercano tra le parole e le chine di un albo, possibili suggerimenti d’autore e piccoli germogli di cultura.

Cultura che latita da decenni, che un grosso editore di tale potenza e capillare distribuzione sul territorio italiano dovrebbe diffondere ed incoraggiare con entusiasmo paterno.
Come fatto indispensabile per una corretta evoluzione del gusto popolare.

Una prece.

1 commento:

  1. eccihairaggione, ma tanto se ne fottono....peccato, io trovo che io fumetto abbia un potenziale educativo altissimo, ancor più di quello del semplice intrattenimento/evasione, cazzo pensa ai mitici libri di biagi, si imparava senza troppo sforzo un sacco di nozioni, senza scomodare la filosofia e la psicanalisi, ma la storia... penso anche a volumi di toppi e di battaglia, ho imparato un sacco di roba, divertendomi, e la storia delle esplorazioni? roba fantastica ...

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