23.2.10

BRICIOLE DI PANE



Siamo giunti alla fase anale: la mercificazione della cloaca, la si produce e la si compera… a prezzi tutto sommato abbordabili. Necessario è il rischio, osare per evolvere… e per assurdo (?) chi se lo accolla non sono i ‘colossi’editoriali ma i piccoli e piccolissimi editori per onesto dovere verso la passione personale e un pubblico stordito da grida in eco perpetuo.

Per individuare l’inizio della fine bisogna risalire ai primi anni ottanta sino al trapasso definitivo al termine dello stesso decennio, quando si preferì investire sulla televisione, spostando gli interessi popolari nel videoludico in genere.
Da quel momento in ambito fumettistico, cinematografico e musicale, entrò in coma la “disponibilità all’ascolto”, oggi spacciata e venduta a caro prezzo sotto sinonimo di new age o sulle rivistine di psicologia per mute casalinghe in odore di esaurimento nervoso con desiderio di riscatto cultural-personale.
Improponibile quindi un ritorno senza stragi al fumetto di composizione (al cinema di genere e alla musica progressive), rassegniamoci in silenzio, per le esequie è tardi, una prece.
Oggi vige la rivalutazione post-mortem, l’Italia degli amici redivivi e degli eredi: vedi Magnus, Bonvi, Pazienza, De Andrè, Bindi, Endrigo, Emanuele Filiberto etc. etc…

Ma restiamo allegri, i bulimici Diavoli di Ken Russel hanno stravinto. Le caricature obese, ingorde e autoreferenziali tengono in pugno la Repubblica delle banane e i gioielli di famiglia. Banane amare che mangiamo tutti i giorni, anche gratis; gioielli che se posti in moto perpetuo, producono scorie difficili da smaltire.

Nel frattempo, poveri ma ancora belli, attendiamo in quiete che gli uccellini ci portino delle briciole di pane fresco.

Ego te baptizo… mors tua, vita mea. In perfetta solitudine.

Nessun commento:

Posta un commento