17.2.10

EXHORKIZO


Saulo udì la voce di Gesù cadendo dal motorino in via Damasco, prima del semaforo davanti al Santuario di Montallegretto. In effetti lo chiamava perchè stava andando dritto anzichè svoltare a destra. Colpa del mosto bevuto alla Locanda dei Jazzemani..? Beh, poteva andare peggio, pensa se gli ritiravano la patente.
Controllò nelle tasche se i sette doni del Santo Spettro erano ancora integri: Sapienza, intelletto, consiglio, fortezza, scienza, pietà e timor di Dio. Tutto a posto. Nulla di rotto neanche tra i dodici frutti divini: amore, gioia, pace, pazienza, longanimità, bontà, benevolenza, mitezza, fedeltà, modestia, continenza et carità. Era proprio un ragazzo fortunato. Colpito e convinto del miracolo decise di abbandonare in via definitive le opere della carne: fornicazione, impurità, libertinaggio, idolatria, stregoneria, inimicizie, discordia, gelosia, dissensi, divisioni, fazioni, invidia, molestia, ubriachezza, orge e cose così. Si sentì rinascere: unto, untuoso e untore. Scoprì con sorpresa nuove abilità sopite: agitatore politico, profeta di saggezza, mago di destrezza e poichè molti sono i chiamati e pochi gli eletti, regalò il cervello all’asfalto. Sentì l’anima divenire vento, alito, respiro, soffio, sbuffo, pernacchio e peto.
Il giorno, per ingannare il tempo, albeggiava con calma.
Prima di morire si tolse la trave dall’occhio e osservò i gigli nel campo.
Apparizione, resurrezione, ascensione.

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