
Saulo udì la voce di Gesù cadendo dal motorino in via Damasco, prima del semaforo davanti al Santuario di Montallegretto. In effetti lo chiamava perchè stava andando dritto anzichè svoltare a destra. Colpa del mosto bevuto alla Locanda dei Jazzemani..? Beh, poteva andare peggio, pensa se gli ritiravano la patente.
Controllò nelle tasche se i sette doni del Santo Spettro erano ancora integri: Sapienza, intelletto, consiglio, fortezza, scienza, pietà e timor di Dio. Tutto a posto. Nulla di rotto neanche tra i dodici frutti divini: amore, gioia, pace, pazienza, longanimità, bontà, benevolenza, mitezza, fedeltà, modestia, continenza et carità. Era proprio un ragazzo fortunato. Colpito e convinto del miracolo decise di abbandonare in via definitive le opere della carne: fornicazione, impurità, libertinaggio, idolatria, stregoneria, inimicizie, discordia, gelosia, dissensi, divisioni, fazioni, invidia, molestia, ubriachezza, orge e cose così. Si sentì rinascere: unto, untuoso e untore. Scoprì con sorpresa nuove abilità sopite: agitatore politico, profeta di saggezza, mago di destrezza e poichè molti sono i chiamati e pochi gli eletti, regalò il cervello all’asfalto. Sentì l’anima divenire vento, alito, respiro, soffio, sbuffo, pernacchio e peto.
Il giorno, per ingannare il tempo, albeggiava con calma.
Prima di morire si tolse la trave dall’occhio e osservò i gigli nel campo.
Apparizione, resurrezione, ascensione.
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