4.2.10

FAVOLE PER FUTURI FUMETTI

I TRE PASOLINI
Di Laca & Raffadengo


C’erano una volta tre teneri pasolini: Dj Nègher, il Ciula e il Cumenda.
I tre abitavano con la mamma, meretrice di lunga esperienza, che stufa di averceli sempre tra i piedi decise di dividere, pur di toglierseli di torno, i terreni ereditari di famiglia. Un giorno, tra un cliente e l’altro, la materna navescuola li chiamo a sé e disse: “E’ormai tempo che vi levate di culo! Ho bisogno delle vostre camerette per ampliare l’attività commerciale e già domani mi arriveranno 60 minorenni cinesi selezionate dalla Caritas che vorrei stivare nelle vostre stanzette”.

Il Cumenda non se lo fece ripetere due volte e dopo aver sistemato varie mazzette da 500 € e un poco di Viagra nella 48ore di pitone, partì sgommando con il suo Porche rosso Valentino.

Dj Nègher, dal canto suo, fece un semplice fagotto con cartine, accendino, cocchetto, bonghi, birra calda, funghi allucinogeni, Fonzies, calmante per cavalli, oppio, prozac e mescalina, tentando poi l’ardita carta dell’autostop in buona conpagnia del fido grillo “Coso”.

Il Ciula, di temperamento più mite e salutista, riempì invece una grossa borsa da palestra con cibo biologico, manuali di edilizia eco compatibile, integratori di sali minerali, acqua distillata, fiori di Bach, medicine omeopatiche, cristalli cromoterapici, cyclette, vogatore, il poster di Sara Simeoni a cena con Pertini a Capri e aloe vera. Dopodichè andò a salutare la mamma che lo respinse malamente sull’uscio perché interrotta durante il convivio orale d’accoglienza con i musicanti di Brema:
“Ma vedi di annà in bocca al lupo, finocchione..!” chiosò amorosa sbattendo la porta. Il Ciula, parecchio basito, accese il contapassi e partì con trotto avvilito.

Dopo venti minuti il Cumenda giunse nell’appezzamento all’estrema destra del terreno ereditato. Ivi richiamò una squadra di clandestini albanesi freschi di sbarco per costruire una regia magione con annesse piscine, zoo, mausoleo, vulcano attivo, anfiteatro, serra tropicale, parco botanico, tombe fenice e harem. Allettati dai 10 centesimi in più dei soliti 5 euro l’ora in nero, i poveri cenciosi ersero la costruzione in un battibaleno, ma il furbo Cumenda, visto l’approssimarsi del pagamento, chiamò l’ufficio immigrazione e denunziò i tapini che, sorpresi dalle guardie svizzere nell’atto di montare gli infissi, verranno denunciati per occupazione abusiva ed arrestati per il curioso reato di clandestinità.

Ma nei pressi della regal tenuta un’ombra scura s’aggirava furtiva e misteriosa, una figura che tanto somigliava a un’orrenda furia…

Dopo soli dieci minuti d’autostop Dj Nègher venne caricato da un variopinto furgoncino “power flower” guidato da vecchi tossicomani di lunga degenza, quindi accompagnato a destinazione nell’appezzamento di estrema sinistra del podere di famiglia. L’arzilla combriccola, appena messo piede sulla terra altrui, sparse ai quattro venti tre piccole sementi olandesi geneticamente modificate che nel giro di quindici minuti (propiziati da danze e canti degli Abba) avranno a generare la più vasta piantagione di canapa indiana della regione.
Dj Nègher, al settimo cielo dopo la terza fetta di torta all’oppio inzuppata nella mescalina, si ricordò della raccomandazioni materne e si psicoattivò per costruire un riparo. Nel ponziar lento e cortese, si soffermò con fissità pupillica sulla babbiona del gruppo, assistendo alla di lei trasfigurazione nella prosperosa madonna lisergica piumata. Scivolinguandole sui piedi abbruttiti dall’età avanzata, le chiese in dono la sua fascia per capelli (quella del pellegrinaggio ricordo a Lourdes) grazie alla quale unirà venti cimette resinose di piante contemplative, creando un profumato teepee che inaugurerà fumandosi una finestra.
Dj Nègher, nonostante fosse un pigro lazzarone, si sentiva proprio sicuro nella sua nuova casetta, in allegra compagnia dei ganzissimi nuovi amici.

Ma qualcuno, con un cannocchiale, ne spiava ogni movimento. Qualcuno che amava molto i pasolini, specie arrosto con contorno di olive ascolane e sardi sotto sale.

Anche il Ciula, dopo appena sedici ore di corsetta, giunse al proprio appezzamento di estremo centro e dopo un’ora di kundalini visualizzò e tracciò i cinque chakra per il posizionamento del suo nuovo ashram tra le migliori coordinate energetiche secondo le tavole karmiche di Kabir Bedi. Lo costruì con pallet ecocompatibile, frassino delle foreste equo solidali, tende in lino goffrato riciclato, bancali di frutta riadattati per il pavimento e moquette in lana di cocco per il pavimento.

Ma con un periscopio, qualcuno spiava ogni suo movimento. Qualcuno che amava molto i pasolini, soprattutto al forno con carrube e platano fritto.

Il giorno seguente quel “qualcuno” scese a grandi passi dalla collina, diretto verso il campo di cannabis del primo pasolino: un tremebondo e famigerato lupo stalinista..!
La pacifica comune di diversamente ricchi lo accolse come un fratello ma una volta scoperto l’esclusivo interesse della bestia per le gustose carni del tenero pasolino, non esitarono a venderglielo per trenta cartine lunghe. Dj Nègher, tutto preso dal ludico utilizzo della sua casetta (e nonostante l’allarmato frinire del fido grillo “Coso”), scambiò l’animale per un lontano cugino meridionale abbracciandolo commosso. Manco a dirlo, il canide spalancò le fauci pronto ad avventarsi sul fattissimo Dj e solo la provvidenziale fuga di “Coso” verso la casa del Ciula, lo salvò dall’infausto destino.

Il mite Ciula, osservando alla finestra l’arrivo del fratello tossico, gli aprì con salesiana pietas lasciando il luparuolo a bocca asciutta.
L’animale non volle certo rinunciare ad un buon arrosto di pasolino e pensò bene di travestirsi da ispettore del catasto stalinista, ramo abusivismo edilizio. Il Ciula fuorilegge, cosciente di finire in un gulag o peggio al forno, gl’impedì l’ingresso sprangando porte e finestre, ma il diabolico lupaccio in sella ad un bulldozer pallamunito demolì l’eco catapecchia senza pietà alcuna, costringendo i due alla fuga verso la reggia del Cumenda.

Giunti alla porta del terzo pasolino, bussarono disperati fino a scorticarsi le nocche.
Il Cumenda, impagnato nel filosofico sorseggio d’un rassicurante Cherry Brandy, si limitò a sentenziare dalla finestra:
“Mi si consenta, prima di accogliervi col calore fraterno che vi spetta, di farvi notare la bella fontana giunta pocanzi dai musei vaticani, pregiatissimo dono personale del Cardinal Suini. E ancora il solido portone intarsiato a mano dinanzi a voi, di raffinato cesello ottomano, gentil omaggio dell’amico Topolanek da Disneyland.
Cari fratelli, in verità vi dico: con l’onestà e il duro lavoro avreste potuto costruire anche voi una solida residenza e conquistare un’alta posizione sociale. Ma voi faziosi comunisti drogati di merda, valete quanto un beduino puzzolente e zoppo, per giunta extracomunitario. Vi invito a riflettere con serenità sul vostro inutile passato e guardare indietro con spirito critico e costruttivo in vista di una miglior vita futura”.

I due creduloni, pensando alla buona fede del fratello, si voltarono a contemplare il passato e il lupo li divorò anche senza carrube.
Il Cumenda assistette allo strazio cambiando cocktail e per niente dispiaciuto si recò ad aprire l’uscio per accogliere a braccia aperte l’amico peloso.

I disvelati soci in affari, davanti al caminetto, sorseggiarono un quieto Calvados studiando e discutendo i futuri progetti di selvaggia speculazione edilizia sul ricomposto terreno ereditato, mentre una baby gang di lolite meretrici (inviate in dono dalla vecchia madre) sopraggiunge per esser alfine utilizzata…

Come lieto fine impone, ancora una volta, il male e la plutocrazia trionfano!
E vissero tutti dissoluti e potenti, nell’estremo diletto del peccato.



THE END

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